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Da Vino del Diavolo a Patrimonio dell’Umanità: L’Affascinante Viaggio Dello Champagne

Dietro lo sfarzo si nasconde una lunga storia di coincidenze, scoperte e duro lavoro. Scopri come lo Champagne è stato domato e perfezionato.

Dal 2015, le colline, le case e le cantine della Champagne sono state inserite nella lista dei siti Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. "Champagne" è una denominazione protetta, il che significa che può essere utilizzata solo per i vini spumanti che rispettano requisiti specifici e provengono dalla regione della Champagne, nel nord-est della Francia. Quando si beve Champagne, si assapora un pezzo di cultura — un prodotto di tradizione profondamente radicata che non si trova in nessun altro luogo al mondo.

È difficile non rimanere colpiti da un senso di grandezza e fascinazione quando si esplora la Champagne, degustando vini perfezionati nel corso dei secoli dai devoti viticoltori della regione.

Eppure, nonostante le sue attuali associazioni con l’eleganza, la celebrazione e il lusso, le bollicine che oggi amiamo un tempo erano maledette e tutt’altro che desiderabili. La storia di come è nato lo Champagne è fatta di casualità, perseveranza e raffinamento. Scopri la storia qui…

Champagne: Un’introduzione

Lo Champagne possiede una denominazione esclusivamente protetta, ma non tutti gli champagne sono uguali. Esiste un’ampia varietà di champagne, ciascuno creato con differenti assemblaggi di uve, che conferiscono a ogni bottiglia un carattere unico.

La differenza tra champagne millesimato e non millesimato

Gli champagne più esclusivi sono etichettati come champagne millesimati (o vintage). Ogni anno, la Champagne produce circa 300 milioni di bottiglie, ma solo il 5–10% di queste è millesimato, mentre la maggior parte è classificata come non millesimato (o non-vintage). Lo champagne millesimato viene prodotto solo negli anni eccezionalmente favorevoli, quando le condizioni climatiche sono ideali e la qualità delle uve è straordinaria — sono i produttori stessi a decidere se dichiarare un’annata o meno. Inoltre, uno champagne millesimato deve essere affinato per un minimo di tre anni sui lieviti (cioè, lasciato a contatto con i lieviti esausti dopo la fermentazione), mentre per uno champagne non millesimato è richiesto un periodo minimo di affinamento di 15 mesi.

BLANC DE BLANCS, BLANC DE NOIRS E ROSÉ

In Champagne, è comune imbattersi nei termini Blanc de Blancs, Blanc de Noirs e Rosé, che indicano non solo il colore dello champagne, ma anche le uve utilizzate nella sua produzione.

Blanc de Blancs (letteralmente “bianco da bianche”) significa che lo champagne è prodotto esclusivamente con uve a bacca bianca. Questo si traduce quasi sempre in Chardonnay, l’unica varietà a bacca bianca consentita nella Champagne, coltivata su circa il 30% dei vigneti.
Mentre il Blanc de Blancs, prodotto solo con uve bianche, è spesso associato a eleganza e mineralità, il Blanc de Noirs presenta un profilo più strutturato, con maggiore frutto e profondità.

Blanc de Noirs (letteralmente “bianco da nere”) significa che lo champagne è prodotto esclusivamente con uve a bacca rossa, ovvero Pinot Noir e/o Pinot Meunier, le due varietà consentite nella regione. Il Pinot Noir è coltivato su circa il 38% dei vigneti e si adatta perfettamente al clima fresco della Champagne. Può inoltre contribuire a dare una leggera colorazione agli champagne rosé tramite il contatto con le bucce.

Gli champagne rosé rappresentano circa il 10% della produzione totale e si distinguono per la tonalità rosa e un profilo generalmente più fruttato rispetto allo champagne bianco classico.

Gli champagne rosé si producono con due metodi:

  • Metodo dell’assemblaggio (Méthode d’Assemblage): lo champagne bianco (spesso a base di Chardonnay) viene miscelato con una piccola quantità di vino rosso prodotto appositamente da Pinot Noir o Pinot Meunier.
  • Metodo della macerazione (Méthode Saignée): meno diffuso, consiste nella pressatura delle uve a bacca rossa (Pinot Noir o Pinot Meunier), lasciando il mosto a contatto con le bucce per un breve periodo, così da ottenere naturalmente il colore rosato.

Curiosità: Il Pinot Meunier è noto per la sua resistenza e la capacità di maturare bene anche in annate più fredde. Conferisce morbidezza e fruttuosità allo champagne ed è particolarmente apprezzato dai produttori contemporanei.

Come Viene Determinato Il Livello Di Dolcezza Dello Champagne

Il dosage nello Champagne si riferisce alla quantità di zucchero aggiunta dopo la seconda fermentazione per bilanciare il gusto e determinare il livello di dolcezza dello champagne. Dopo la rimozione dei lieviti, l’enologo aggiunge una miscela di vino e zucchero – il cosiddetto liqueur d’expédition – che stabilisce quanto sarà secco o dolce lo champagne finale.

Gli champagne più secchi, detti Brut Nature o Zero Dosage, contengono poco o nessuno zucchero aggiunto, solitamente meno di 3 grammi per litro. L’Extra Brut può contenere fino a 6 grammi di zucchero, mentre il Brut (la categoria più comune) arriva fino a 12 grammi per litro.

Se il contenuto zuccherino supera questo livello, lo champagne diventa sensibilmente più dolce. L’Extra Sec (noto anche come Extra Dry) contiene tra i 12 e i 17 grammi di zucchero, mentre il Sec (Dry) si colloca tra i 17 e i 32 grammi. Ancora più dolce è il Demi-Sec, con un contenuto tra i 32 e i 50 grammi per litro, spesso abbinato ai dessert. La categoria più dolce è il Doux, che supera i 50 grammi di zucchero per litro, risultando simile a un vino spumante da dessert.

La scelta del dosage dipende sia dallo stile del produttore sia dal profilo aromatico desiderato: gli champagne più secchi sono spesso preferiti come aperitivi, mentre le versioni più dolci sono ideali con i dessert o in occasioni speciali.

E ora, è il momento di scoprire come lo champagne è diventato realtà.

Clos du Mesnil Clos du Mesnil

Champagne: L’arte Di Domare Il Vino Del Diavolo

Lo Champagne che oggi conosciamo e amiamo non è sempre stato sinonimo di lusso, indulgenza e trionfo. Anzi, tutt’altro. Sebbene i Romani coltivassero vigneti e producessero vini molto apprezzati nella Gallia settentrionale (oggi regione della Champagne) fin dal I secolo, non furono certo le bollicine a guadagnarsi inizialmente la popolarità.

I Romani, e poi i monaci, realizzarono vini straordinari in Champagne, che divennero famosi nel IX secolo quando vennero serviti durante le incoronazioni dei re di Francia a Reims. Questo legame con la regalità rese quei vini molto richiesti in tutta la Francia. Già nel XIII secolo venivano esportati in Spagna, Italia e Inghilterra, conquistando rapidamente i mercati europei. Tuttavia, questi vini erano completamente privi di bollicine.

Produrre questi eleganti vini tranquilli in Champagne nel XIII secolo, però, non era affatto semplice. Gli inverni rigidi che spesso colpivano la regione facevano interrompere la fermentazione a causa delle temperature troppo basse. Quando arrivava l’estate e le temperature risalivano, la fermentazione riprendeva, generando anidride carbonica all’interno del vino – dando origine a un’effervescenza indesiderata.

Questa effervescenza imprevista era tutt’altro che gradita all’epoca. L’aumento della pressione faceva spesso saltare i tappi all’improvviso e, nei casi peggiori, faceva esplodere le bottiglie. Fu così che lo Champagne si guadagnò il soprannome le vin du diable – il vino del diavolo.

Ciò che inizialmente venne considerato un vino maledetto, tuttavia, cominciò lentamente a essere visto come una curiosità affascinante, conquistando la nobiltà francese nel XVII secolo, nonostante i monaci non fossero ancora riusciti a controllare il fenomeno.

Per secoli, i monaci combatterono contro le bollicine ribelli, ma grazie alla scienza e all’innovazione riuscirono infine a padroneggiare il processo e a raffinarne il gusto.

Tanti Piccoli Contributi Hanno Reso Lo Champagne Una Realtà

Si dice spesso che sia stato Dom Pierre Pérignon l’inventore dello Champagne e colui che riuscì finalmente a domarne le bollicine. Tuttavia, si tratta di una verità con notevoli modifiche: è impossibile attribuire la creazione dello Champagne a un solo individuo.

Christopher Merret Scoprì La Via Verso Le Bollicine Fini

Già prima che Dom Pierre Pérignon arrivasse all’Abbazia di Hautvillers nel 1668, lo scienziato inglese Christopher Merret, nel 1662, aveva presentato una tesi secondo cui il vino poteva diventare spumeggiante aggiungendo le giuste quantità di lievito e zucchero. Da fisico e scienziato, la sua teoria era supportata da prove concrete.

Aggiungendo zucchero e lievito, si innescava una seconda fermentazione, che dava origine alle delicate bollicine che oggi tanto amiamo. Nel 1836, inoltre, il chimico Jean-Baptiste François scoprì un metodo per misurare con precisione il contenuto zuccherino nel vino. Questa scoperta fu cruciale per controllare i livelli di zucchero destinati alla seconda fermentazione, che è proprio quella che genera le bollicine nello Champagne.

Barbe-Nicole Clicquot Rende Lo Champagne Più Attraente

Un'altra innovazione straordinaria fu l’invenzione dei cavalletti (in francese pupitres) per il remuage, sviluppata nel 1816 da Barbe-Nicole Clicquot, la donna dietro la celebre maison di Champagne Veuve Clicquot.

Clicquot affrontava una sfida comune tra i produttori di Champagne: il sedimento lasciato dalla fermentazione nelle bottiglie. Questo residuo rendeva il vino torbido e poco invitante. Fu lei a ideare un metodo per rimuovere il sedimento senza perdere le preziose bollicine.

La sua soluzione furo i cavalletti di remuage (a volte chiamati anche tavola di remuage): un supporto di legno con fori inclinati in cui le bottiglie venivano posizionate a testa in giù. Ruotandole quotidianamente e inclinandole progressivamente in verticale, il sedimento si raccoglieva nel collo della bottiglia, dove poteva essere congelato ed espulso grazie alla pressione interna – lasciando uno Champagne perfettamente limpido.

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LOUIS PASTEUR CONTROLLA LA FERMENTAZIONE

Louis Pasteur (1822–1895) è stato uno degli scienziati più influenti della storia. Il suo lavoro ha rivoluzionato la microbiologia e ha migliorato in modo diretto la salute pubblica e i processi industriali, compresa la produzione di vino e Champagne.

Pasteur dimostrò che la fermentazione era causata da microrganismi viventi (lieviti) e che batteri indesiderati potevano contaminare il processo – una scoperta fondamentale per i produttori di vino e Champagne. Le sue ricerche contribuirono a stabilizzare la produzione dello Champagne, individuando come controllare la fermentazione ed evitare difetti come sapori acetici o bollicine assenti.

Quindi no, Dom Pérignon non inventò lo Champagne, né domò da solo le sue bollicine. Lo Champagne, così come lo conosciamo oggi, è il risultato di tanti piccoli contributi accumulatisi nel tempo.

Charles Heidsieck pupitres Charles Heidsieck pupitres

La Regione Dello Champagne

La regione Champagne si trova nel nord-est della Francia e si estende su circa 34.300 ettari di vigneti. È suddivisa in cinque principali sottozone, ciascuna caratterizzata da specifiche composizioni del suolo e microclimi che contribuiscono alla diversità dei profili aromatici dello Champagne. Oltre 16.000 viticoltori gestiscono quasi 280.000 appezzamenti di vigna, la maggior parte dei quali è più piccola di 0,5 ettari.

Ma prima di analizzare nel dettaglio la Champagne, è fondamentale introdurre il concetto di échelle des crus (scala dei cru), per comprendere il sistema di classificazione della regione.

L’Échelle Des Crus: Un Sistema Di Classificazione Ormai Abolito

Il sistema dei Grand Cru in Champagne fu introdotto originariamente per classificare e determinare il valore delle uve provenienti da diversi villaggi e vigneti, in base al loro potenziale qualitativo. Faceva parte della cosiddetta échelle des crus, implementata all’inizio del XX secolo.

I villaggi della Champagne venivano classificati su una scala dall’80% al 100% in base a fattori come terroir, suolo, clima e qualità storica delle uve. Solo i villaggi valutati al 100% ottenevano lo status di Grand Cru. Quelli classificati tra il 90% e il 99% erano considerati Premier Cru, mentre gli altri non ricevevano alcuna denominazione specifica.

Queste percentuali venivano storicamente utilizzate per determinare il prezzo delle uve: quelle provenienti da un villaggio Grand Cru al 100% potevano essere vendute al prezzo pieno, mentre quelle di un villaggio classificato all’80% venivano vendute a un prezzo ridotto.

In totale, esistono 17 villaggi Grand Cru, tra cui Le Mesnil-sur-Oger, Aÿ, Bouzy e Verzenay. I vigneti situati all’interno di un villaggio Grand Cru detengono anch’essi lo status di vigneti Grand Cru.

Il Premier Cru include ulteriori 42 villaggi, tra cui Vertus e Mareuil-sur-Aÿ. Solo gli Champagne prodotti esclusivamente con uve provenienti da villaggi Grand Cru possono riportare in etichetta la dicitura Grand Cru, considerata tradizionalmente un segno di qualità. Tuttavia, come nei sistemi di classificazione della Borgogna e del Bordeaux, anche quello della Champagne può risultare complesso da comprendere.

Basti pensare alla grande città di Reims, sede di alcune delle Maison di Champagne più prestigiose al mondo, come Veuve Clicquot, Taittinger e Pommery. Reims vanta anche storiche cantine sotterranee (Crayères), riconosciute dall’UNESCO. Eppure, nonostante la sua importanza, Reims non possiede lo status di Grand Cru – a differenza di piccoli villaggi vicini che invece lo detengono.

Nel 2003, il sistema ufficiale dell’échelle des crus è stato abolito e i prezzi non sono più legati direttamente alla classificazione dei cru.

Se un tempo era il sistema dei cru a dominare la classificazione della Champagne, oggi sono le sue sottozone uniche a definire il carattere di ogni Champagne. Vediamole più da vicino.

Le Cinque Sottozone Della Champagne

Montagne de Reims

La Montagna di Reims è celebre per i suoi pendii calcarei dove il Pinot Noir regna sovrano. Gli Champagne di questa zona sono spesso potenti, strutturati e dotati di un grande potenziale d’invecchiamento. Tra i villaggi Grand Cru più rinomati troviamo Bouzy, Ambonnay, Verzy e Verzenay, patria di produttori di prestigio come Krug, Henri Giraud, Larmandier-Bernier, Veuve Clicquot, Egly-Ouriet e Bollinger.

Reims è anche una delle città più grandi della regione e rappresenta un centro culturale e logistico per l’intera industria dello Champagne. Vi hanno sede alcune delle Maison più iconiche, come Taittinger, Veuve Clicquot, Ruinart e Pommery. Molte di queste conservano i propri Champagne in cantine scavate nel gesso, oggi patrimonio UNESCO.

Côte des Blancs

A sud di Épernay si estende la Côte des Blancs – una regione quasi interamente dedicata allo Chardonnay. È considerata il punto di riferimento mondiale per lo Champagne Blanc de Blancs, che si distingue per eleganza, finezza e mineralità. Tra i produttori più rinomati della zona troviamo Salon, Jacques Selosse, Delamotte e Perrier-Jouët, che attingono uve dai prestigiosi villaggi Grand Cru di Le Mesnil-sur-Oger, Avize, Cramant e Oger – nomi che suscitano ammirazione tra i vignaioli di tutto il mondo.

Vallée de la Marne

La Vallée de la Marne si sviluppa lungo il fiume Marna e presenta una predominanza di Pinot Meunier, vitigno che conferisce caratteristiche fruttate e morbide agli Champagne. Qui si trovano villaggi chiave come Aÿ, Épernay, Hautvillers e Mareuil-sur-Aÿ. Alcune delle Maison più prestigiose – tra cui Billecart-Salmon, Moët & Chandon, Deutz, Laurent-Perrier e Philipponnat – producono i loro Champagne d’eccellenza proprio in questa zona.

Côte de Sézanne

La Côte de Sézanne, situata a sud-ovest della più celebre Côte des Blancs, è una sottozona meno conosciuta ma di grande importanza. Il suo suolo e il suo clima sono simili a quelli della Côte des Blancs, ma con sfumature uniche che le conferiscono identità propria. Prende il nome dalla città più grande della zona, Sézanne, ed è sede di produttori degni di nota come Ulysse Collin, Jacques Lassaigne, Maison Lecomte Père et Fils e Champagne Gimonnet-Oger.

Côte des Bar

Infine, la Côte des Bar rappresenta la sottozona più meridionale della Champagne, nota per il suo clima più caldo e per i suoli ricchi di argilla e calcare. Geograficamente più vicina alla Borgogna, è sempre più apprezzata per i suoi Champagne distintivi, espressione autentica del terroir, grazie soprattutto ai piccoli vigneron indipendenti.

I centri principali della Côte des Bar includono Les Riceys, Bar-sur-Seine, Bar-sur-Aube e Urville. I produttori più rinomati della zona – come Drappier, Marie-Courtin, Cédric Bouchard e Vouette & Sorbée – rappresentano il punto di riferimento per qualità e autenticità. A questi si affianca una nuova generazione di vignaioli innovativi che continua a valorizzare il carattere unico di questa affascinante sottozona, offrendo un’alternativa fresca e originale alle storiche Maison del nord.

Pierre Péters champagne Pierre Péters champagne

Un Produttore-Coltivatore Di Champagne: Cos'è?

Un Grower Champagne (Récoltant Manipulant) è un vino prodotto direttamente dal vignaiolo (Grower Producer), che coltiva le proprie uve e realizza il vino nel proprio vigneto. A differenza delle grandi Maison di Champagne, che acquistano uve da diversi vigneti, i produttori di Grower Champagne (o produttori-coltivatori) hanno il controllo completo su ogni fase del processo. Ciò spesso si traduce in Champagne più orientati al terroir e caratteristici, con molti produttori che utilizzano metodi biologici o biodinamici, simili a quanto avviene sempre più in Borgogna.

Alcuni dei produttori di Grower Champagne più rispettati includono Jacques Selosse, famoso per i suoi Champagne intensi e invecchiati in rovere, Pierre Péters, che si specializza in eleganti Blanc de Blancs, ed Egly-Ouriet, che crea vini potenti da vecchie viti. Bérêche & Fils si concentra su metodi tradizionali e biodinamica, mentre Ulysse Collin è diventato uno dei produttori più ricercati con i suoi Champagne provenienti da singoli vigneti.

I Grower Champagne sono diventati sempre più popolari per la loro autenticità e per l'espressione unica del terroir della regione della Champagne.

Il Vino Del Diavolo È Stato Domato, Ma Qual È Il Prossimo Passo?

Lo Champagne si è ormai affermato come il vino più esclusivo al mondo. Ma ciò non significa che non ci sia ancora sviluppo e perfezionamento nel cuore delle bollicine.
La sostenibilità, la biodinamica e le pratiche biologiche sono al centro dell’attenzione, con un numero crescente di produttori di Champagne che lavorano per ottenere certificazioni ambientali come Haute Valeur Environnementale (HVE) e Viticulture Durable en Champagne (VDC). Queste certificazioni dimostrano che i produttori stanno riducendo il loro impatto ambientale e adottando pratiche più sostenibili.

C'è anche un crescente focus sugli Champagne prodotti con le uve di singoli vigneti, che mettono in risalto le caratteristiche uniche di ogni vigneto (simile a quanto vediamo in Borgogna). Inoltre, si stanno sperimentando varietà di uve non convenzionali, nuove tecniche e vendemmie anticipate per adattarsi ai cambiamenti climatici.

Lo Champagne non è più solo per la nobiltà. Oggi, lo Champagne viene giustamente promosso come un vino versatile, che si abbina bene con qualsiasi tipo di cucina, non solo per occasioni festive. I produttori si stanno concentrando nel raccontare la storia del patrimonio, del terroir e dell'artigianato – proprio per trasmettere la fantastica storia del più celebre vino frizzante al mondo.

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